Buon compleanno, Maestà! Così nasceva la Reggia di Caserta

Buon compleanno, Maestà! Così nasceva la Reggia di Caserta

Luigi Fusco

Il 20 gennaio 1752, genetliaco di sua maestà Carlo di Borbone, nel giorno di San Sebastiano, patrono di Caserta e protettore dei forestieri, vennero inaugurati i lavori della Reggia di Caserta attraverso la cerimonia della posa della prima pietra. Per l’occasione vennero coniate due monete, con le effigi del sovrano e di sua moglie Maria Amalia di Sassonia, recanti il motto augurale Deliciae Regis Felicitas Populi. Iniziava così la storia del Real palazzo casertano, la residenza per eccellenza dei Borbone, l’architettura che avrebbe dato al suo ideatore, Luigi Vanvitelli, gloria eterna. La sua costruzione non venne promossa soltanto per soddisfare il desiderio di magnificenza dello stesso re, asceso al trono di Napoli nel 1734, ma anche per rispondere alla necessità di dar vita a un progetto ben preciso e, allo stesso tempo, illuminato, rivolto verso la fondazione di una nuova e moderna città: la Caserta del piano per distinguerla dall’antica Casahirta. Contestualmente, il medesimo centro doveva assumere il ruolo di seconda capitale del regno e pertanto alla Reggia stessa venne attribuita la funzione di residenza rappresentativa del ripristinato potere regale nell’intero Mezzogiorno d’Italia, dopo la secolare parentesi di vicereame spagnolo, prima, e austriaco, dopo.

I lavori del palazzo andarono, però, avanti per lungo tempo, tanto che sia il suo committente sia il suo architetto non riuscirono a vederlo finito. A Vanvitelli, dopo la sua morte, subentrò nel cantiere della fabbrica reale il figlio Carlo; lo stesso fu per Ferdinando IV, che successe a suo padre Carlo dopo il suo ritorno in Spagna, nel 1759; ma la costruzione doveva proseguire, e così fu: sotto gli altri discendenti della dinastia borbonica e con gli architetti che si avvicendarono dopo i due Vanvitelli. Una breve parentesi, anch’essa gloriosa in termini di magnificenza, si ebbe con i francesi, i quali contribuirono a dare al palazzo reale una connotazione più “imperiale”.

Non tutto ciò che oggi si vede alla Reggia è scontato, la storia che trasuda dalle sue ricche collezioni, dagli ornamenti degli appartamenti reali, non sempre è semplice da raccontare, poiché non è lineare e neanche ovvia, anzi è piacevolmente articolata e riscoprirla, ogni volta, è come immergersi in un passato eterno che si palesa in tutto il suo splendore.

La Reggia ha una sua aura che, spesso, si percepisce solo chiudendo gli occhi, respirando la patina del tempo che avvolge le sue stanze, quasi fosse una sorta di ossigeno che alimenta la linfa della cultura così come dell’animo umano. A oggi sono 270 anni dalla sua fondazione e a noi non resta che farle gli auguri, ma soprattutto non ci rimane che ringraziarla per la delizia e la felicità che ha donato alle genti, di ogni parte del mondo, in più di due secoli e mezzo.

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Luigi Fusco - Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.

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