Da San Nicola a Babbo Natale, il buon uomo dalla lunga barba
– Il 6 dicembre è la data del dies natalis di Nicola di Myra, tra i santi più venerati nel Mezzogiorno d’Italia, ma anche nel resto del mondo. La sua è una ricorrenza, che cade in tempo di Avvento, e in alcuni Paesi, soprattutto dell’est Europa, è correlata alla consegna dei doni ai bambini. Questa tradizione, non a caso, accomuna le figure di San Nicola e di Babbo Natale. Tra loro, difatti, ricorre una stretta somiglianza iconografica, messa in risalto specialmente dalla presenza in entrambe della lunga barba bianca; inoltre, i nomi Santa Claus, Samiklaus o Sinterclaus, attribuiti a Babbo Natale, derivano da San Nicola.
Secondo la tradizione agiografica, Nicola è vissuto tra il III e il IV secolo dC. Originario della regione della Licia, odierna Turchia, partecipò, in qualità di vescovo, al primo Concilio di Nicea, nel 325, in cui venne stabilita la vera natura di Cristo. Sin da piccolo aveva manifestato segni di santità e a lui sono attribuiti eventi miracolosi che hanno a che fare con i bambini: resuscitò tre fanciulli da morte certa e donò una dote a tre giovinette così da poter maritarsi e non intraprendere la strada della prostituzione.
Il suo culto in Italia cominciò a diffondersi in età medievale, soprattutto a Venezia e a Bari, dove vi arrivarono, entro il primo decennio dell’anno Mille, alcune sue reliquie, recuperate, in due distinti momenti, sia dai cavalieri baresi sia da quelli veneti.
Particolarmente venerato è questo santo dagli abitanti dell’omonimo comune in provincia di Caserta. Nella locale chiesa di Santa Maria degli Angeli, straordinario gioiello di architettura settecentesca di matrice vanvitelliana, si conserva il monumentale simulacro del vescovo turco che viene portato in processione per le strade della città il martedì in albis. A San Nicola è, però, tributato un altro antico rito: ‘a lummenera ‘e Santu Nicola. Trattasi di un falò propiziatorio, il cui allestimento avviene alla vigilia della ricorrenza del Santo. Il cerimoniale è tutto incentrato sulla forza evocatrice della luce, del bagliore del fuoco che squarcia l’oscurità infera del mese di dicembre e restituisce calore all’uomo con la speranza che la terra possa dare nuovi frutti con il prossimo raccolto. Sin dalle epoche più remote, i sannicolesi sono soliti raccogliersi attorno a questa grande pira e accompagnati da tammorre e tamburelli recitano i seguenti versi: Suonno si viene, viene alla buon’ora all’ora ca’ nasceva Santu Nicola; una vera e propria litania che sembra evocare quelle cantate ai bambini la notte di Natale per farli addormentare nella dolce attesa dei doni portati da Santa Claus.
Luigi Fusco – Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.
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